Dannata festa dei mass-media

“Mi piace andar via senza dire niente a nessuno, perché quando saluto mi viene molta tristezza. I saluti non li sopporto: chiedo scusa e anche comprensione per questa faccenda, ma mi mettono di cattivo umore. Volete darmi tristezza? Non credo. Volete darmi gioia, no? Allora lasciate che non vi saluti quando vado via, tanto poi torno”. Questa frase di Vasco Rossi centra un problema che la vita sociale conosce e che il Fuorisalone acuisce: si arriva in un posto, si saluta perché si riconoscono facce già viste e dopo un po’ si va via salutando di nuovo tutti quanti – ma stavolta con le promesse del commiato (oh, vediamoci per quella cosa / ti mando via mail quest’idea / etc). In pratica si passa il tempo a salutare all’andata e al ritorno, e il resto del tempo si sta in coda per bere qualcosa. Per questa ragione bisognerebbe trovare il modo di eliminare il passaggio del “ciao vado via” senza risultare scortesi o fuggitivi.

Forse la soluzione sta nel salutare all’inizio già come se fosse il saluto finale, così finiti gli “Oh, allora?” oppure gli “E insomma?” ti metti in coda per il prosecco fetente e poi te ne vai.

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Le quarantene

Da bambini gli episodi legati alle feste comandate s’imparano in fretta. Natale è facile, è nato Gesù. La Pasqua è più articolata, ma si ricorda altrettanto facilmente per via della croce e soprattutto per quel miracolo ineguagliato minacciato dalla concorrenza di Lazzaro, che però non oscura la trama principale. La risurrezione di Cristo è l’evento centrale della narrazione dei Vangeli, la sua forza simbolica dirompente tiene alla larga domande più realistiche che potrebbero sembrare inopportune. Ma la storia di fatto si interrompe a metà, lasciando Gesù malconcio ma vivo: cosa ha fatto nel periodo successivo alla rinascita? Quanto è vissuto dopo e, soprattutto, come è ri-morto? Voi lo sapete già perchè siete più attenti, io che su certe cose sono una capra l’ho imparato poco fa solo grazie a Wikipedia: semplificando molto, Gesù vive altri quaranta giorni non molto significativi e come ultimo atto terreno “ascende al cielo”, cioè vola su fino a scomparire ripetendo un prodigio che aveva già riguardato la Vergine Maria, assunta, il patriarca Enoch e pochi altri fortunati scampati alla morte fisica.

C’è da dire che è un finale che non delude e, alla luce di questa nuova consapevolezza, posso mettere ordine nella sequenza del periodo pasquale. Finisce carnevale e partono i quaranta giorni di Quaresima. Poi arriva il giorno della risurrezione, da lì altri quaranta giorni con la conclusione dell’ascesa al cielo. E’ facile: alla fine la Pasqua è tutta un fatto di quarantene. Proprio come quando ci sono le pandemie.

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T-Shirt

Compri una maglietta e la metti per uscire. Poi passa del tempo, la declassi a maglietta per dormire e questa seconda vita le garantisce altri mesi di cassetto. Poi una mattina ti svegli, passi davanti allo specchio, la vedi e dici: madonna che maglietta di merda. Ma la considerazione non riguarda il fatto che sia rovinata dai troppi lavaggi o dal nuovo utilizzo. No, no: fa proprio schifo intrinsecamente. Ed è lì che ti chiedi, senza risposta: ma come ho fatto ad andarci in giro?

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Carbonara / Amatriciana / Cacio e pepe

Sono i tre monumenti della cucina romanesca, e me li preparo quando ne ho voglia. Su youtube sono spiegati in mille maniere, ma ogni volta per arrivare al dunque si perde un sacco di tempo – per via della storia del piatto che viene sempre raccontata all’inizio. Allora qui si fa alla svelta, sotto il minuto e buon appetito.

Carbonara
Cacio e pepe
Amatriciana
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Dantesco

Quando scrivo in velocità su WhatsApp faccio un sacco di errori di battitura, confidando nella provvidenza del correttore. Fra le parole che sbaglio di più c’è giorni, che al primo colpo scrivo sempre gironi. Il correttore però lì non interviene, gironi è una parola che conosce, e probabilmente smetterò di intervenire anche io: in effetti certi pomeriggi sono più gironi che giorni.

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Pomeriggi di quarantena

Fra le libertà che questo periodo inibisce c’è quella, essenziale, di inventare una scusa plausibile per non fare qualcosa. In condizioni normali puoi rimandare perché non hai ancora una risposta giusta, o perché quel giorno è partito male e hai la testa da un’altra parte, e il poter differire ad un altro momento diventa essenziale per il bene del risultato. Qui invece si parte dal presupposto che il tempo di questi giorni sia libero per definizione, e non ci si sottrae: le cose inopportune si sommano e non c’è rifugio a meno di non voler diventare scortesi.

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Il supermercato in quarantena

Ieri sono andato al supermercato e mi sono accorto delle persone che parlano fra loro. Salta all’occhio perché è da più un mese che per prudenza si va a fare la spesa da soli, quindi normalmente non si ha intorno altra gente a cui dire qualcosa. Invece ho visto due persone che parlavano tanto con un misto di nostalgia e segretezza, una specie di ora d’aria dei sentimenti che riavvicinava provvisoriamente quello che la quarantena tiene distante. La vita degli amanti è costellata di luoghi improbabili e incontri che si svolgono in un tempo restante, ma adesso anche tutte le altre unioni separate dal virus godono della sospensione dell’isolamento che quel momento di spesa regala. Anni fa Lumpa mi disse: “Se cerchi qualcosa e all’Esselunga non c’è, o è un sentimento oppure non esiste”.
E invece i tempi cambiano, ora all’Esselunga ci sono anche i sentimenti.

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Lo sbiancamento del Plafone

Caro Sergio, in questi pomeriggi lunghi come una scommessa mi sono messo a fare ordine, e ho trovato un vecchio filmato che abbiamo girato insieme. Dieci anni fa era un periodo per me un po’ in salita e online avevo trovato un video di te che suonavi Plafone al pianoforte in una versione inaspettatamente più essenziale, romantica e introspettiva. Accompagnava alcuni momenti delle mie giornate perché mi dava pace, ma ne centellinavo l’ascolto per continuare ogni volta a rimanerne sorpreso. Era purtroppo una ripresa amatoriale, e poi i telefoni dell’epoca non si spingevano oltre certi limiti: per questa ragione ti chiesi la disponibilità a rifarla con mezzi migliori, come ricorderai. L’ho ritrovata ieri (non che l’avessi persa, ma l’avevo persa di vista) e mi piacerebbe metterla online perché è davvero bella, per me così bella da essere in grado di fare del bene. Conosco la tua ritrosia per la pubblicazione di qualcosa che non nasca con l’intenzione di arrivare ad un pubblico, ma sono sicuro che stavolta saprai chiudere un occhio. Quanto a voi: ascoltate con attenzione questa piccola meraviglia, rivolgetevi alla vostra anima e ditele che questa è una carezza di Rocco Tanica.

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Ferragnez

Chiara, ti sei inventata un lavoro, ti sei evoluta in un brand e ora detti legge nel tuo settore. Da superficiale scrutatore delle tue vicende di vestiti e matrimoni, pensavo che il tuo talento fosse legato al fatto di saper fiutare le cose del mondo, quantomeno del tuo, e di interpretarle in chiave imprenditoriale con un po’ di anticipo rispetto alla percezione generale. Invece ora ho la certezza che il tuo talento sia legato principalmente ad una capacità di sopportazione infinita. Rivisita la definizione che dai di te, Chiara. Ai miei occhi sei prima un Titano della pazienza, e solo in seconda battuta un’imprenditrice digitale capace di raccogliere pro-bono 3 milioni in due giorni. Ciao

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Quarantena /2

Del Grande Fratello mi è sempre piaciuto un dettaglio antropologico che ha pian piano riguardato i partecipanti di ogni edizione. Dopo alcune settimane di permanenza sfaccendata, i concorrenti perdono il senso del tempo e il loro bioritmo si assesta slittando in avanti: cenano tardissimo, non prendono sonno prima delle tre di mattina e si risvegliano all’ora che prima li vedeva a pranzo. Anche tutti noi adesso siamo confinati in una casa, per fortuna non così spiata, e chissà se a continuare con queste giornate a fondo perduto non si arrivi a vivere seguendo il fuso orario di Ibiza. Non sarebbe male, in effetti.

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