“Mi piace andar via senza dire niente a nessuno, perché quando saluto mi viene molta tristezza. I saluti non li sopporto: chiedo scusa e anche comprensione per questa faccenda, ma mi mettono di cattivo umore. Volete darmi tristezza? Non credo. Volete darmi gioia, no? Allora lasciate che non vi saluti quando vado via, tanto poi torno”. Questa frase di Vasco Rossi centra un problema che la vita sociale conosce e che il Fuorisalone acuisce: si arriva in un posto, si saluta perché si riconoscono facce già viste e dopo un po’ si va via salutando di nuovo tutti quanti – ma stavolta con le promesse del commiato (oh, vediamoci per quella cosa / ti mando via mail quest’idea / etc). In pratica si passa il tempo a salutare all’andata e al ritorno, e il resto del tempo si sta in coda per bere qualcosa. Per questa ragione bisognerebbe trovare il modo di eliminare il passaggio del “ciao vado via” senza risultare scortesi o fuggitivi.
Forse la soluzione sta nel salutare all’inizio già come se fosse il saluto finale, così finiti gli “Oh, allora?” oppure gli “E insomma?” ti metti in coda per il prosecco fetente e poi te ne vai.